La principale distinzione tra una "normale" paura ed una fobia è dettata dalla profondità del timore, percepito o reale che sia, che nei casi di fobia risulta essere eccessivo e irrazionale, e può portare anche a malessere fisico, a sensazioni di perdita di controllo, o anche, nei casi estremi, ad attacchi di panico. Tali fobie possono causare disagio clinicamente rilevante ed influire negativamente sul proprio ambiente familiare, lavorativo o sociale. La gamma di disturbi di origine nevrotica, tra cui rientrano fobie, ossessioni, o atteggiamenti compulsivi, è molto ampia per varietà di disturbi, incidenza sulla popolazione, e per profondità, nel senso che, sebbene in tutte queste forme di psicopatologia il contatto con la realtà venga sempre mantenuto, alcune forme più gravi di nevrosi possono gravare pesantemente sulla vita della persona che ne è affetta. Esempi noti a tutti sono i disturbi ossessivo-compulsivi, le agorafobie, spesso associate ad ansia, i disturbi da accumulo, le tricotillomanie, le dismorfofobie e le fobie sociali, che acquistano particolare rilevanza anche in relazione al lavoro o all'attività sociale svolta da chi ne è affetto.
Per le sue caratteristiche comportamentali evidenti, e anche grazie ad un certo interesse sociale e mediatico, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) rappresenta probabilmente il più noto disturbo di tale classe diagnostica. Caratterizzato dalla presenza di ossessioni - pensieri o impulsi dissonanti, ricorrenti e persistenti - e compulsioni, cioè comportamenti ripetitivi che devono essere messi in atto continuamente e rigidamente. In alcuni casi si presenta anche un'ulteriore preoccupazione per tali comportamenti come risposta alle preoccupazioni stesse. Pensieri e comportamenti in questi casi sono dissonanti, percepiti come estranei, indesiderati e persistenti oltre le normali condizioni di sviluppo.
Allo stesso modo, un'eccessiva e infondata preoccupazione per difetti o imperfezioni corporee, associata a comportamenti ripetitivi o azioni mentali in grado di causare disagio clinicamente significativo e ad un insight in genere ridotto rispetto alle proprie reali condizioni fisiche può configurare un quadro clinico di dismorfismo corporeo, spesso osservato in associazione ai disturbi dell'alimentazione.
In casi del genere lo psicologo è in grado di valutare la natura e la gravità del disagio, intervenendo sulla presa di coscienza del disturbo, e facendosi carico del paziente anche nei casi in cui sia necessario intervenire in sede psicoterapeutica o psichiatrica. Esistono infatti diversi trattamenti volti non solo alla soppressione o all'eliminazione del disturbo, ma che mirano anche a rafforzare le risorse del paziente. In questi casi rivolgersi ad uno psicologo è il primo passo per iniziare a prendersi cura di sé e per non sentirsi più limitati nelle proprie scelte di vita, liberandosi dal peso gravoso delle fobie e delle nevrosi.
"Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola" (Cesare Pavese)
Dott. Massimiliano Bosco, M. Sc. Psych. - Psicologo clinico, Neuropsicologo
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